ENDODONZIA
Endodonzia: cos’è e quando è necessaria la terapia endodontica
L’endodonzia è una branca dell’odontoiatria dedicata alla cura dell’endodonto, cioè la parte interna del dente, nota anche come polpa dentale. Questa parte del dente è composta da un tessuto molle, ricco di vasi sanguigni e nervi, che fornisce nutrimento e sensibilità al dente stesso.
Situazioni in cui è necessaria la terapia endodontica
La terapia endodontica, comunemente nota come devitalizzazione, può essere necessaria in diverse situazioni, tra cui:
3. Traumi dentali
A seguito di un forte impatto il tronco vascolare del dente può recidersi, causando la morte del dente. In questo caso il dolore al dente è molto lieve o addirittura assente ma, come nel caso della pulpite, il materiale necrotico causa un riassorbimento osseo e prima o poi potrebbe dare vita ad un ascesso.
1. Carie profonde
Queste causano infiammazione della polpa dentale e contaminazione batterica della stessa (pulpite). È il tipico mal di denti, si sente pulsare il dente e il dolore aumenta di notte, quando ci si trova sdraiati. Se non trattata, l’infezione può progredire fino a causare la necrosi della polpa e favorire lo sviluppo di patologie radicolari e parodontali.
2. Granulomi e Ascessi
Il granuloma è una lesione che spesso è un esito della pulpite. La pulpite causa la morte del dente, e il materiale necrotico al suo interno colliqua nel parodonto formando un riassorbimento osseo a livello dell’apice, che può poi evolversi in ascesso. In questi casi la prima terapia da eseguire è la classica devitalizzazione, ma quando questa fallisse potrebbe essere necessaria l’asportazione chirurgica della punta della radice (apicectomia) e del tessuto infetto.
4. Procedure protesiche o restaurative
Se la carie ha danneggiato gravemente il dente una semplice otturazione potrebbe non essere sufficiente. In questo caso devitalizzare un dente diventa necessario per poter inserire un perno di rinforzo a livello della radice, che servirà poi per sostenere un’otturazione, un intarsio o una corona.
5. Procedura di devitalizzazione
Il trattamento endodontico prevede la rimozione del tessuto pulpare infiammato o necrotico dalla corona e dalla radice del dente, con l’obiettivo di eliminare l’infezione e preservare il dente stesso. La devitalizzazione comporta la perdita delle terminazioni nervose e vascolari, rendendo il dente insensibile.
La procedura di devitalizzazione include diverse fasi fondamentali:
1. Rimozione del tessuto pulpare necrotico: dalla corona e dai canali radicolari e sagomatura dei canali per prepararli all’otturazione.
2. Pulizia e sterilizzazione dei canali: per prevenire la diffusione di batteri e tossine.
3. Riempimento permanente dei canali: con materiale di otturazione e verifica radiografica del risultato.
Per devitalizzare il dente si utilizzano strumenti in lega Nichel-Titanio, dalle proprietà superelastiche e per questo molto adatti a seguire con precisione la forma del canale dentale, e rilevatori apicali, che permettono di determinare con precisione l’anatomia e la lunghezza dei canali radicolari da trattare.
Ritrattamenti e possibili complicazioni
In alcuni casi, un dente devitalizzato potrebbe richiedere un ulteriore intervento endodontico, noto come ritrattamento. Questo può essere necessario se la devitalizzazione precedente è stata incompleta o se si sviluppano nuovi ascessi o granulomi. In questo caso il compito del dentista è quello di rimuovere la vecchia cura canalare per poi eseguirne una nuova. Non sempre un ritrattamento del dente ha successo, e in quel caso sarà quindi necessario procedere con un’apicectomia o l’estrazione del dente.
Qualsiasi trattamento sarà proposto ed eseguito previo visita e valutazione da parte del professionista, per verificare l’idoneità del paziente al trattamento stesso.